Dopo una stagione storica, rocambolesca, straordinaria, la Cremo conquista la Serie A. E non c’è niente di più bello
Un epilogo migliore non ci poteva essere. Nel segno del destino: come il 6 maggio di cinque anni fa, sotto la pioggia, la Cremo conquista la promozione diretta dopo tre settimane pazze in cui i grigiorossi sembravano a un passo dal sogno, poi lontanissimi, poi in Serie A. Non c’è niente di più bello, perché il futuro è tutto da scrivere.
VENTI VITTORIE – Con il senno di poi – noi che ce lo possiamo permettere – capitan Ciofani ci aveva visto lungo: le 20 vittorie sono arrivate sul filo di lana, e con esse anche la promozione. I tre punti di Como arrivano in maniera netta grazie a una squadra che senza la pressione del pronostico (tutta sulle spalle del Monza) gioca libera mentalmente. Il traguardo non deve far andare in secondo campo ciò che si è visto in campo, che a mente (quasi) lucida merita un approfondimento.
SCELTE GIUSTE – Ebbene sì, perché Pecchia stavolta non sbaglia un colpo. Nella partita decisiva il mister non si affida a scelte banali, che – in caso di insuccesso – gli sarebbero costate meno critiche. Il tecnico invece rischia molto perché stravolge la squadra. L’insostituibile Castagnetti è rimpiazzato non da uno, ma da due giocatori: Gaetano e Fagioli si dividono i compiti in fase di impostazione, anche se è il secondo che tende di più a ricevere palla e lanciare. Come in occasione del rigore che chiude la partita, ma non corriamo troppo.
TREQUARTI MUSCOLARE – Davanti a loro una batteria di trequartisti con meno tecnica e più corsa: Zanimacchia, Valzania e Strizzolo. In una partita tesa, con la palla che scotta, Pecchia sceglie i muscoli prima della qualità. Decisivo anche il campo forse, bagnato dall’incessante pioggia. In particolare, la scelta di Valzania si rivela particolarmente azzeccata: il buon Luca ritrova le gambe dei giorni migliori e pressa alto. Proprio da un suo tiro da fuori nasce l’azione del primo gol, poi rifinito dalla premiata ditta Gaetano&Di Carmine. Il piano gara funziona alla perfezione, perché dopo il vantaggio del primo tempo Pecchia passa alla qualità di Baez e Buonaiuto che nella ripresa congelano il risultato grazie al possesso palla.
L’UOMO GIUSTO – Impossibile poi non spendere due parole su Di Carmine. Il giocatore più atteso, forse il più deludente della stagione, alla fine risulta decisivo. I gol segnati sono pochi, il peso specifico è altissimo (ricordate il derby? Sì che ve lo ricordate). Perché Di Carmine fa parte di quella cerchia ristretta di Giocatori con la G maiuscola, quelli che non vedono l’ora di giocare certe partite. Quelli che si nutrono della tensione, quelli che alzano il livello e che anche se non vivono la loro stagione migliore non bucano mai gli appuntamenti importanti. Era stato lui a portare in A il Verona con un gol e un assist nella finale playoff contro il Cittadella, è stato lui a portare in A la Cremo con una doppietta che entra nella storia.
NON C’È NIENTE DI PIÙ BELLO – E mentre i grigiorossi portano a termine la missione (con un brivido finale) tutti sugli spalti guardano in uno schermo Perugia-Monza. Il primo boato arriva al gol dei padroni di casa che carica ancora di più la Cremo. Il secondo boato arriva al fischio finale. La Cremo conquista una storica promozione, e non c’è niente di più bello. Non è retorica. Uno scudetto, perfino una Champions, regalano un misto di gioia e malinconia, perché il godimento del momento è accompagnato dalla consapevolezza che molto presto svanirà. Perché l’anno dopo si ricomincia da capo. Con una promozione non è così: l’attesa di 26 anni viene ripagata con una gioia che durerà tutta estate, tre mesi in cui sognare, fantasticare, immaginare un futuro peregrinare nei migliori stadi italiani, contro i giocatori più forti della penisola. Forse non l’abbiamo ancora realizzato fino fondo. Tanto già lo so, che l’anno prossimo, gioco all’Olimpico!