Vi presentiamo Davide Ballardini, maestro delle imprese impossibili, soprattutto quando è stato sulla panchina del Genoa
Davide Ballardini è il nuovo allenatore della Cremonese. A lui l’arduo compito di salvare una squadra oramai (almeno all’apparenza) già retrocessa. E se tale miracolo non dovesse riuscirgli, avrebbe comunque l’opportunità di provare a riportarla in massima serie il prossimo anno, avendo firmato per un anno e mezzo.
STORIA – Nasce a Ravenna il 6 gennaio del 1964, cresce nel settore giovanile del Cesena, ma a 22 anni inizia la sua carriera da allenatore delle giovanili del Bologna, e successivamente di Cesena, Ravenna, Milan e Parma. La prima esperienza da allenatore vero e proprio è alla Sambenedettese in Serie C1, dove non raggiunge la Serie B perché sul suo cammino verso la conquista dei playoff trova il Napoli (sconfitto poi in finale dall’Avellino). Tale esperienza gli vale la Serie A con il Cagliari, dove dura 9 partite, e poi del Pescara (qui addirittura 6). Nel gennaio del 2008 torna in Sardegna con l’obiettivo di salvare i rossoblu ultimi, e con 32 punti in 21 partite riesce a lasciarsi la zona retrocessione addirittura a 8 lunghezze. Nel 2008 va a Palermo per sostituire Colantuono, esonerato dopo la prima giornata, portando i siciliani all’ottavo posto con 57 punti. L’anno seguente passa alla Lazio, con cui vince la Supercoppa Italiana ai danni dell’Inter di Mourinho, ma a febbraio viene esonerato.
Nel novembre del 2010 Ballardini subentra a Gasperini sulla panchina del Genoa, con cui conclude l’anno in decima posizione grazie a una media punti di 1,42 a gara. Cosa che non gli vale la conferma, e quindi di nuovo Cagliari, nel novembre del 2011, al posto di Ficcadenti. Fino a marzo ottiene 18 punti, venendo licenziato per giusta causa (i motivi non sono mai stati resi noti), ma dopo 5 anni il tecnico ha ottenuto il risarcimento perché il licenziamento si è rivelato illegittimo. Nel gennaio del 2013 subentra a Delneri sulla panchina del Genoa, e anche qui riesce a ottenere la salvezza con una media di 1,23 punti a gara (21 in 17). Tale impresa, invece, non gli riesce l’anno successivo a Bologna, subentrando a gennaio a Pioli, con i Felsinei che retrocedono con una giornata di anticipo.
Nel novembre (sì, è il suo mese) del 2015 prende il posto di Iachini sulla panchina del Palermo, ma poco dopo viene cacciato in favore del suo stesso predecessore e poi richiamato poiché questo non condivideva il mercato della società. Nonostante tutto, riesce comunque a portare la salvezza in Sicilia, cosa che gli vale la conferma. A settembre della stagione successiva, però, si dimette dopo due sconfitte e un mercato deludente. Ancora novembre (questa volta del 2017) e ancora Genoa, ma questa volta al posto di Juric. A fine stagione i punti totali sono 41 grazie a 31 punti in 26 incontri (1,34 di media). Viene riconfermato, ma a ottobre della stagione successiva viene cacciato dopo 7 giornate in favore di Juric nonostante la squadra (trascinata dalla sorpresa Piatek) fosse virtualmente in zona Champions (12 punti con una partita in meno, media punti di 1,75 punti a partita). Poi più niente fino alla stagione 2020-2021, quando a chiamarlo è ancora, ca va sans dire, il Genoa a fine dicembre al posto di Maran, con la squadra penultima a quota 7 punti. Anche in questo caso, con una media di 1,4 punti a partita, riesce nell’impresa, piazzando la squadra undicesima con 42 punti. Viene esonerato l’anno seguente a causa dei soli 9 punti in 12 partite.
STILE DI GIOCO – Ballardini non ha un modulo predefinito. In carriera ha dimostrato di saper adattare il guanto alla mano usandoli più o meno tutti, anche perché spesso ha ereditato squadre non sue. Infatti, la nomea che si è costruito è quella di allenatore utile per quando c’è da portare la barca in porto, tanto che il suo nome è più facile che inizi circolare a ottobre che non a giugno. Di certo non è un allenatore che ami i virtuosismi, e preferisce un calcio più pragmatico. Quello che forse sarebbe servito a questa Cremonese giù da un bel po’ di tempo.