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Cremonese, ripartire senza rifondare
Cremonese, ripartire senza rifondare

La dolorosa sconfitta di Venezia costringe la Cremonese a un altro anno di Serie B. Ora serve ripartire subito, senza rivoluzionare la rosa

Fa male, certo che fa male. Perché la Cremonese vista allo Zini contro Catanzaro e Venezia aveva trasmesso sensazioni importanti, quelle di una squadra arrivata al momento cruciale della stagione nelle migliori condizioni psicofisiche. Il Penzo invece si è confermato fortino inespugnabile. Dopo una battaglia durata 180 minuti sono i lagunari a festeggiare.

CHI PERDE SPIEGA – E mentre il Penzo si riempie dei tifosi di casa i grigiorossi vanno a prendersi l’ultimo abbraccio degli irriducibili tifosi. In casa Cremonese già dopo il novantesimo partono i processi e la ricerca dei motivi che hanno impedito il raggiungimento di un sogno, un’immediata risalita nella massima serie. La realtà è forse più semplice del previsto: in Serie A forse non ci va la squadra più forte, ci va quella che ha sbagliato meno. Le riflessioni devono ripartire da qui.

NON È UN FALLIMENTO – La Cremonese ha fallito? Da un certo punto di vista sì. L’obiettivo dichiarato era quello di tornare subito in A, per questo è stata costruita una squadra esperta, molto diversa da quella guidata da Pecchia. Dopo un inizio complicato tuttavia i grigiorossi hanno fatto un ottimo campionato, sporcato da un paio di mesi finali non all’altezza. Non possiamo parlare di fallimento in senso assoluto, perché la squadra se l’è giocata fino alla fine ed è arrivata a due gol dall’obiettivo. I fallimenti veri sono altri: lo Spezia, un Palermo che arriva a 20 punti dal primo posto, il Venezia dello scorso anno. Proprio i lagunari devono essere presi ad esempio dalla Cremo, che resta comunque la migliore delle retrocesse.

RIPARTIRE, NON RIFONDARE – Forse non ve lo ricordate, ma il percorso di Vanoli al Venezia è stato molto simile a quello di Pecchia alla Cremonese. L’ex Parma ha preso i veneti a gennaio 2023 al penultimo posto e dopo una salvezza agevole ha centrato la Serie A. L’anno scorso i lagunari avevano uno squadrone, eppure a gennaio rischiavano la Serie C. Sono ripartiti, dando fiducia a chi già c’era, hanno puntellato la squadra (senza cambiare allenatore) e hanno raggiunto l’obiettivo. Così deve fare la Cremo. La delusione non deve nascondere la realtà dei fatti, ovvero che questo gruppo è arrivato a tanto così dall’obiettivo. Significa che le qualità ci sono, serve solo correggere gli errori (che pure sono stati fatti, e non pochi).

ERRORI TECNICI – Restando al doppio confronto con il Venezia è lapalissiano sottolineare come alla fine sia passato chi ha sbagliato meno. Una lezione che la Cremonese non ha imparato dopo un anno di Serie A, dove ha pagato a caro prezzo i tanti errori commessi (in campo e fuori). Le scelte di Stroppa non hanno convinto, stavolta anche dall’inizio. Difficile riuscire a giustificare l’esclusione di Collocolo, uno nato per questo tipo di match. Soprattutto, non ha convinto la gestione della ripresa. Con due gol da recuperare Stroppa iniziato la ripresa con due mezzali meno offensive, con il Venezia schiacciato nella propria area ha tardato a inserire Ciofani che sulle palle alte dice sempre la sua. Solo all’85’ ha rinunciato ai tre difensori per passare a uno schieramento più offensivo: decisamente troppo tardi. In senso più ampio colpa maggiore di Stroppa resta tuttavia quella di non essere riuscito a risolvere la sterilità offensiva, un problema che la Cremonese si trascina da gennaio e che al Penzo ha presentato il conto in maniera inesorabile.

ERRORI SOCIETARI – Tanti errori sono stati fatti anche dal punto di vista societario. I risultati dicono che la Cremonese ha clamorosamente toppato il mercato di gennaio, visto che dei quattro giocatori arrivati nessuno è partito titolare nelle quattro gare dei playoff. In questo caso non parliamo col senno del poi: a più riprese – anche nei nostri articoli – si era palesata la necessità di un esterno di piede mancino che non costringesse Zanimacchia/Sernicola a dover rientrare sul piede forte. Lo stesso Stroppa aveva chiesto una punta in grado di garantire gol in caso di inceppamento di Coda e non è arrivato nessuno. In stagione è poi mancata una figura a livello societario che facesse da collante tra squadra, tifosi e media. Una figura di esperienza in grado di far passare messaggi importanti nei momenti cruciali della stagione. Il ruolo è toccato sempre a Stroppa o a qualche giocatore d’esperienza (non è un caso che sia stato Ciofani a “metterci la faccia” in conferenza stampa dopo la sconfitta con il Venezia). Una figura alla Braida, uomo di calcio e d’esperienza. Sono aspetti che possono sembrare secondari ma sono proprio quelli che nell’arco di una stagione fanno la differenza.

Nicola Guarneri

Direttore Responsabile

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