Pecchia sulla scia di Gigi Simoni: l’allenatore di Formia è riuscito nell’impresa di riportare la Cremonese in Serie A
Nel corso di questo fantastico campionato di Serie B ha battuto diversi record appartenuti a Gigi Simoni, ora lo possiamo tranquillamente incoronare come legittimo erede del più grande allenatore della storia della Cremonese. Fabio Pecchia, arrivato sulla panchina grigiorossa con la squadra praticamente in zona retrocessione nel gennaio del 2021, in un anno e mezzo di gestione ha cambiato tutto, riportando una città intera nel massimo panorama calcistico nazionale. Il fuoriclasse di questa Cremonese, è evidente: ha scelto di puntare sulla qualità del gioco espresso e sulla forza del gruppo, costituito soprattutto da giovani sulla rampa di lancio.
ALBORI – Arrivato in punta di piedi, con anche qualcuno che ha storto il naso, Pecchia ha cambiato tutto fin dall’inizio: nel 2-0 di Pescara del 17 gennaio 2021 avevamo già visto una Cremo ben diversa dalla precedente. Un calcio moderno, votato all’attacco, con i terzini alti sulla linea dei trequartisti esterni, alle spalle di un’unica punta pronta ad accogliere i palloni dalle corsie laterali. Era diventata una caratteristica di quella Cremo cominciare forte, mettere uno-due gol di vantaggio rispetto agli avversari, per poi iniziare una fase di gestione. Non sempre è andata bene, perché ci sono state alcune situazioni in cui è mancata concretezza, ad esempio le trasferte di Vicenza e Venezia, tra le più deludenti di quest’ultimo periodo. Il k.o. immeritato di Monza ha chiuso le speranze di partecipare ai playoff, ma andava bene così. Eravamo ultimi.
SCELTE – Ariedo Braida era già in seno alla Cremonese da un mese e mezzo quando fu scelto Pecchia per la panchina al posto di Bisoli. In estate si è aggiunto Simone Giacchetta in qualità di direttore sportivo, reduce da un momento d’oro all’AlbinoLeffe in Lega Pro. Il lavoro sulla parte tecnica svolto tra giugno e settembre è stato encomiabile, e ne abbiamo già parlato diverse volte: tanti giovani in prestito da squadre importanti di A, altri di proprietà e girati in via temporanea in C, più conferme di lusso. Pecchia è stato al centro della parte tecnica: per proseguire il progetto occorrevano giocatori adatti alle caratteristiche del proprio stile di gioco. Sono arrivati Sernicola, Zanimacchia, Fagioli, Di Carmine e molti altri. Una rosa ampia, forse troppo, ma non sapevamo ancora cosa sarebbe accaduto.
TUTTI TITOLARI – Quando facevamo notare al mister che sarebbe stato troppo difficile coordinare una rosa così ampia, la risposta era la solita, altamente diplomatica: «Non è un problema, sono tutti importanti, ognuno si renderà utile. Tutti sono titolari». Sorridevamo, d’altronde non è mai stato semplice sfilare di bocca le parole a Pecchia. Invece non erano affatto frasi di circostanza. In questa straordinaria stagione di Serie B l’allenatore di Formia ha gestito ogni giocatore in maniera quasi chirurgica, senza fare distinzioni fra giovani e meno giovani. Alla fine del girone di andata, complice anche lo sfruttamento totale dell’opzione dei cinque cambi, i minutaggi si equivalevano, tolti i portieri e forse Bianchetti e Gaetano. Pochissimi calcoli, perfino non era necessario nemmeno guardare quale fosse l’avversario. Tant’è vero che alcune volte la Cremo ha pagato l’inesperienza di alcuni giovani, messi fortemente sotto pressione, come in occasione delle trasferte di Pisa e Crotone. Ma questo è il credo di Pecchia, che poi ha avuto ragione: con i giovani di qualità si può vincere.
GIOVENTÙ – La parola deriva dal latino iuventus, che poi è diventato Juventus, una delle ultime squadre allenate da Pecchia prima di giungere sotto al Torrazzo. Nel 2019-20, con l’Under 23 bianconera il mister ha vissuto un’esperienza diversa dal solito, ha potuto lavorare con tanti giovani di qualità e, non a caso, ne ha richiesti alcuni per la sua Cremonese. Ha vinto con la squadra di Torino la Coppa Italia di Serie C, decimo posto in campionato. La Cremo ha chiuso la stagione con sette giocatori nati dopo il 2000 in rosa, di cui quattro nella top ten di coloro che hanno totalizzato più minuti (in ordine: Carnesecchi, Okoli, Gaetano e Fagioli). Arrivare secondi forti di questa statistica, in un campionato così ricco di imprevisti e colpi di scena, è tantissima roba: Pecchia ha dato fiducia ai suoi ragazzi, in qualunque situazione, in un contesto prettamente italiano in cui se un giovane sbaglia una partita poi rimane fuori per altre sei o sette. Zanimacchia ha continuato a giocare nonostante un inizio non brillantissimo, Gaetano ha avuto i suoi momenti no, così come Fagioli. Perfino Rafia è stato chiamato in causa più volte benché le sue prime prestazioni non siano state particolarmente soddisfacenti.
QUALITÀ – «I giovani forti devono giocare». Anche Daniel Ciofani lo ha ribadito dopo la conquista della promozione. Lo stesso capitano lo aveva sottolineato qualche settimana fa in conferenza: «Ora tutti parlano di Fagioli, Okoli, Carnesecchi, Gaetano… sono forti, ed è stata brava la Cremonese a portarli a Cremona». Un mix di competenze eccellenti, da chi li ha “pescati” a chi li ha forgiati e fatti giocare. Se tutti i giovani della Cremo avranno un futuro radioso, dovranno ringraziare all’infinito tutta Cremona per averli “coccolati” per molto tempo. Ma non ci sono solo loro, la qualità è data anche dai meno giovani. Ricordate il debutto col Lecce? Quel 3-0 ha dimostrato fin da subito che ci saremmo divertiti, e Pecchia gongolava in sala stampa: «Vogliamo vincere con la qualità». E quante volte la qualità ha salvato la Cremo da prestazioni apparentemente opache, o da condizioni divenute improvvisamente complicate. Viene in mente il 2-1 sofferto in casa con il Pordenone, la vittoria con lo stesso risultato a Terni, il 3-1 col Cosenza allo Zini. La prestazione c’è sempre stata, tranne forse con Perugia, Alessandria, Pisa e Crotone.
SERGENTE – Un altro punto a favore di Pecchia è certamente la sua imperturbabilità, il suo essere sempre sul pezzo, diplomatico (forse anche troppo!) e concentrato sull’obiettivo finale. È lui, è fatto così, il suo atteggiamento di tutti i giorni: zero proclami e aspettative, meglio vivere alla giornata e poi si vedrà. Motivatore con i ragazzi, è stato eccezionale nel tenere unito il gruppo anche nei (pochi, bisogna dirlo) momenti di difficoltà o di maggiore pressione. Tutte le squadre di vertice hanno sofferto di vertigini, una dopo l’altra. Ricordate il periodo di febbraio quando la capolista cambiava ogni tre giorni? Non è stata solo la Cremonese. In quei momenti non è stato di sicuro semplice mantenere i nervi saldi, Pecchia è stato un sergente a modo suo. Più morbido come temperamento rispetto a Bisoli in un certo senso, ma comunque efficace.
CON SIMONI PER SIMONI – Quindi torniamo all’inizio. Fabio Pecchia è già di diritto nella storia della Cremonese. Ci piace pensare che sia stato l’immenso Gigi Simoni a tracciare la via, ovvero che abbia da lassù in qualche modo plasmato l’impresa grigiorossa. Ricordiamo che fu proprio Simoni a scegliere Pecchia per la panchina del Gubbio appena promosso in Serie B nel 2011 (con Ciofani centravanti e Stefano Giammarioli direttore sportivo). I primi mesi furono complicati, era un Pecchia alle primissime armi per quanto riguarda il ruolo di tecnico di una prima squadra. Naturalmente Pecchia era stato giocatore di Simoni per il Napoli (stagione 1996-97) e per il Siena (2004-05) per un totale di 47 partite. Cremona il punto d’incontro, dove il tecnico di Formia ha già compiuto un passo gigantesco: la Serie A mancava proprio dal Simoni grigiorosso. È presto per dire se gli “anni d’oro” possano avere un seguito, di sicuro siamo sulla buona strada, ed è giusto continuare a crederci e a sognare in grande.