
Intervista doppia sulla Gazzetta dello Sport di oggi ai due Mandorlini. Padre e figlio si scontreranno infatti domenica nella sfida dell’Euganeo
Spesso il DNA umano si rivela una scheggia impazzita, una roulette russa su cui è impossibile fare una previsione accurata e che, anzi, può arrivare a giocare alcuni autentici scherzi del destino all’interno di una stessa famiglia. Un esempio lampante di questo fatto è quello della famiglia Maradona: Diego Armando è uno dei calciatori più forti della storia mentre i suoi fratelli niente più che giocatori di livello amatoriale.
Altre volte, tuttavia, il DNA funziona in maniera molto più lineare restituendo al termine ereditarietà genetica buona parte di quel significato scientifico studiato sui banchi di scuola. Quest’ultimo è il caso della famiglia Mandorlini, dove il padre Andrea, attuale allenatore della Cremonese ma anche ex giocatore di Serie A, ha messo al mondo due figli che hanno a tutti gli effetti ereditato l’attitudine ed il talento del padre, riuscendo a diventare entrambi calciatori professionisti.
Il più giovane dei figli, Matteo, è una delle principali preoccupazioni del padre in questi giorni, dato che domenica sera se lo troverà di fronte come avversario con la maglia del Padova. Sarà la sesta volta in carriera che il pallone li costringerà ad essere l’uno contro l’altro, ma questa volta sembra essere un po’ più speciale con il tecnico grigiorosso che torna in una città dove ha fatto benissimo ed il figlio Matteo finalmente protagonista in una squadra che sembrava quasi non volerlo più.

Di seguito gli estratti più importanti dell’intervista rilasciata dai due alla Gazzetta dello Sport:
È la sesta volta, un po’ di emozione ci sarà ancora?
Andrea: “Il figlio è il figlio, e quando era fuori rosa l’ho visto soffrire. Mi fa piacere ritrovarlo, se lo merita. Un mio giocatore mi ha detto che lo mena. Gli ho risposto: “non poco, mi raccomando”.
Matteo: “Molta. Non pensavo di poterlo più affrontare. L’ultima volta è stata nel 2012-13 (Grosseto-Verona, ndr), poi lui è andato in A e io sono sceso in C. Invece siamo ancora qui”.
La prima volta (Verona-Brescia 2011-12) come era stata?
A: “Lui entrò dalla panchina e io andai ad abbracciarlo, commovente. Ero orgoglioso di lui”.
M: “Clamorosa. Era il mio esordio col Brescia, poi ho sempre giocato. Ho fatto il terzino e passavo davanti alla sua panchina: era contento, ha vinto…”.
Che consigli dava il Mandorlini ex calciatore al figlio che voleva diventare calciatore?
A: “Ho sempre lasciato libertà, so cosa vuol dire per un allenatore avere a che fare con certi genitori. Però in privato qualcosa gli dicevo…”.
M: “Di calcio parliamo tutti i giorni, anche con mio fratello (Davide ha smesso dopo aver portato il Ravenna in C nel 2017, ndr). Papà mi correggeva solo quando facevo un po’ il fenomeno e alzavo la cresta”.
Andrea è rimasto fermo da aprile 2017 (Genoa) ad aprile 2018 (Cremonese), Matteo è stato fuori lista fino a due settimane fa. Come sta un Mandorlini quando è ai margini?
A: “E’ dura, soprattutto per chi ci sta vicino. Lui ha le bimbe che lo consolavano, ma quando ci vedevamo o ci sentivamo l’amarezza era evidente”.
M: “Lui stava male per me, come io stavo male per lui. Però abbiamo vissuto questa situazione con professionalità: mi allenavo a prescindere dalla rabbia. E adesso il mio momento è arrivato, il lavoro paga”.
L’estate insieme nella spiaggia di famiglia a Marina di Ravenna: s’è parlato di questo confronto?
A: “Ho anche pensato di portarlo a Cremona. E’ un giocatore bravo, avrei voluto allenarlo”.
M: “Sì, aspettavo questa sfida: meno male poterci essere”.
Padova: il passato per Andrea, il presente per Matteo.
A: “Un bellissimo ricordo. Andai via solo perché mi chiamò il Siena in A e il Padova era in C, ma sbagliai: dovevo aspettare, costruire e arrivare in alto con più calma”.
M: “I tifosi mi parlano bene di mio padre e questo affetto mi ha aiutato. Io però qui ho vinto un campionato, lui invece…”.
Vi piace questa B a 19 (o 20…) squadre?
A: “E’ molto più competitiva, ci saranno tante sorprese”.
M: “A 22 era lunghissima, potevi trovarti in un attimo in alto o in basso. Così si alza il livello, è più difficile salvarsi”.
Chi va in A?
A: “Le retrocesse e il Palermo sono i più attrezzati, ma può succedere di tutto, anche per noi…”.
M: “Benevento e Verona, a poi Palermo e Crotone. E occhio alla Cremonese”.
Quale Mandorlini arriva davanti?
A: “Se lo merita il papà, per l’esperienza…”.
M: “E’ davanti quello grande, però adesso ci può essere il sorpasso, occhio!”.